CONSUMATORI
  
Il mensile dei soci COOP
  
All'indomani della conclusione del corso di Cucina Tipica organizzato 
    da Coop per i propri soci, tenutosi a Lecce dal 26 ottobre al 14 novembre, 
    è possibile trarre un bilancio interessante sia da un punto di vista 
    generale, che più strettamente antropologico. Tenuto dallo staff del 
    Ristorante Alle due corti® di Lecce, il corso proponeva un originale viaggio 
    all'interno della tradizione gastronomica salentina, avvalendosi sia dell'esperienza 
    personale di Rosalba De Carlo e dei suoi ricordi di infanzia, sia di riflessioni 
    teoriche derivanti dal rapporto intercorrente col
     
Dicembre 2004
    Numero 10
    pag. 41
  
Gastronomia tipica
  
Considerazioni a margine del corso di cucina che si è tenuto 
    all'Ipercoop di Lecce.
  

Nella foto, oltre ai soci, nella foto sono visibili da destra: Rosalba 
    De Carlo, sua figlia Marinella Grassi ed un funzionario COOP. 
  
cliente-degustatore. Grande stupore ha suscitato presso i soci partecipanti 
    l'approccio teorico con cui l'argomento è stato affrontato in apertura: 
    come se la cultura gastronomica locale non potesse essere di per sé 
    l'argomento di un seminario. In linea con lo spirito del corso, attraverso 
    il quale Coop voleva trasmettere l'importanza della consapevolezza del radicamento 
    alla propria terra, anche in termini gastronomici, la sorpresa relativa ad 
    una trattazione storica dell'argomento in questione, derivava essenzialmente 
    dal fatto che troppo spesso di cucina tipica si discute in termini approssimatori, 
    generici, esclusivamente legati alla logica della ricetta bella e pronta. 
    La Gastronomia Salentina invece può costituire da sola una chiave di 
    lettura della realtà di cui è espressione: esistono pietanze 
    in grado di raccontare la storia di una terra quanto interi trattati di economia 
    non potrebbero. Come trasmettere altrimenti la poesia e la commozione di una 
    dignitosa povertà che affida ai nomi delle pietanze le proprie ristrettezze: 
    le Patate cu l'agnellu fuciutu (patate con l'agnello fuggito, patate cioè 
    cotte senza agnello, ma con l'uso degli aromi tipici, al fine di illudere 
    riguardo alla presenza della tanto pregiata carne), o la Pasta cu lu pisce 
    a mare.
     
Ma oggi, cosa sta succedendo sulle tavole salentine?, chi ne è 
    il commensale e soprattutto cosa si aspetta di trovare nel proprio piatto? 
    A queste tre immense domande brevemente si può rispodere che, escludendo 
    la consistente presenza turistica, per la quale andrebbe fatto tutto un discorso 
    a parte, oggi il vero degustatore della tipicità salentina finalmente 
    è anche il salentino stesso. Affrancato dal pregiudizio secondo il 
    quale mangiare certe pietanze sia simbolo di provincialismo, il commensale 
    salentino è divenuto esigente e consapevole della ricchezza e della 
    salubrità della tradizione gastronomica a cui appartiene. Ahimè 
    lo scotto da pagare è che, posta in questi termini, la vera cucina 
    salentina, quella con alle spalle studi approfonditi, staccandosi dall'uso 
    quotidiano è divenuta un bene di lusso: se sono poche le massaie ancora 
    in grado di cucinare un vero pranzo salentino, sono praticamente introvabili 
    le giovani donne in grado di conservare tali tradizioni. Non resta che rivolgersi 
    ad aziende specializzate, che hanno fatto della tradizione il proprio punto 
    di forza. A rendere ancora più pregiata tale offerta gastronomica è 
    anche il moderno concetto di Dieta Mediterranea, il quale, se epurato da campagne 
    pubblicitarie e volute distorsioni, si dimostra in realtà ciò 
    che è sempre stato: il normale consumo di prodotti che un area in particolare 
    ha sempre prodotto, e dunque, più che una dieta, uno stile alimentare 
    fondato sul buon senso.
    
    di Marinella Grassi 
LE TENDENZE
  
Ci si riappropria della tradizione
  
